Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di case “smart”, con lampadine, prese, videocamere e termostati collegati a internet e gestibili da smartphone. Ma accanto a questo mondo fatto di prodotti consumer esiste anche la domotica “vera”, quella che nasce da un impianto progettato per integrare in modo strutturale luci, prese, climatizzazione, sicurezza e molto altro.
A prima vista sembrano due approcci simili: entrambi promettono comfort, automazioni e controllo a distanza. In realtà ci sono differenze importanti che vale la pena conoscere, soprattutto se si guarda al lungo periodo.
La soluzione “smart”: veloce, economica, ma dipendente dal cloud
Un impianto smart si costruisce spesso nel tempo, aggiungendo dispositivi singoli che comunicano con un’app o con un servizio online. È una soluzione pratica e con costi contenuti, perfetta per chi vuole provare nuove funzioni senza rifare l’impianto elettrico.
Il rovescio della medaglia è la dipendenza da server esterni: se il produttore decide di cambiare le condizioni del servizio, chiudere le API o rendere a pagamento alcune funzioni, il rischio è che dispositivi perfettamente funzionanti diventino inutilizzabili.
La domotica integrata: più costosa, ma indipendente e duratura
Un impianto domotico nasce da una progettazione a monte. Si utilizzano protocolli e dispositivi che comunicano in rete locale, senza dipendere da servizi esterni per il funzionamento di base. Questo significa che la logica e il controllo restano dentro casa, e la connessione internet serve solo per il monitoraggio remoto o per aggiornamenti.
Una questione di prospettiva
Non esiste una risposta giusta per tutti: se si cercano soluzioni veloci e a basso costo, lo smart è imbattibile. Ma se l’obiettivo è affidabilità, indipendenza e durata nel tempo, un impianto domotico resta la scelta più solida.
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